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Eolo
stelle lontane
LE RECENSIONI DEI RAGAZZI A "PALLA AL CENTRO"
"TUTTI IN CAMPO" ORGANIZZATO DA FLORIANMETATEATRO in collaborazione con la BIBLIOTECA PROVINCIALE"G.D'ANNUNZIO"

GRETA LA MATTA

OCCHI SUL MONDO

Tratto da “Greta la matta” di Carll Cneut e Geert De Kockere narra la storia di una ragazzina che, non rispettando le regole di buona educazione, inizia a essere odiata prima dai genitori, poi da tutti gli amici che piano piano iniziano ad escluderla sempre e la povera Greta, che vorrebbe semplicemente vivere la sua vita a modo suo, si ritrova ad essere “mandata al diavolo” e lei, una ragazzina, si fa abbindolare dagli altri e va al diavolo…Messa in scena da “Occhisulmondo” di Perugia, è rappresentato da Greta Oldoni, Debora Renzi e Samuel Salamone che, in uno spazio scenico completamente vuoto, incarnano tutte le parti affidategli con bravura e semplicità.

Ma il motivo per cui questo spettacolo riesce ad attirare spettatori di tutte le età è che tutti i personaggi, a parte Greta, sono coperti da delle bellissime maschere completamente di spugna che affascinano e ammaliano.

In questo spettacolo le parti parlate non sono recitate dagli stessi attori, ma c’è una voce esterna che fa parlare tutti i personaggi.Uno dei punti deboli della rappresentazione è che nelle scene del diavolo o delle amiche, quelle in cui si ripete per più volte un’azione, si ripetono troppe volte e quindi annoiano molto lo spettatore, invece basterebbero un paio di ripetizioni, per ottenere lo stesso risultato.Questo spettacolo grazie alla bravura degli attori e alle maschere bellissime è adatto

Gaia Di Carlo, 12 anni


La storia parla di una ragazzina di nome Greta (interpretato da Debora Renzi) molto vivace che però viene rifiutata da tutti. Allora decide di "andare al diavolo",come molti le consigliano. Arrivata, chiama il diavolo e viene trasformata in una strega. Questo spettacolo, oltre a essere molto bello, ci insegna anche che ognuno deve essere se stesso, e non come vogliono gli altri.

Lo spettacolo si è svolto all'Auditorium Flaiano. Lo spazio scenico era riempito, a seconda delle scene, da vari oggetti di scena (una culla,delle sedie,dei barattoli...)I vestiti erano molto belli ed elaborati: Greta indossava un vestitino bianco che le arrivava alle ginocchia con delle scarpe nere. Tutti gli altri personaggi indossavano costumi molto originali: i genitori indossavano un unico vestito rosso con sopra una maglia nera e un colletto a ventaglio bianco; i compagni di scuola di Greta una divisa da scolari nera con il colletto bianco; gli operai indossavano una salopette d'argento con sotto una maglietta; i guardiani dell'inferno portavano una lunga veste nera. Ciò che rendeva originali i costumi era che tutti i personaggi, a parte Greta, indossavano delle maschere, inquietanti e allo stesso tempo meravigliose.


Le luci erano quasi tutte dai colori caldi, come il rosso e il giallo. Le musiche erano tutte adatte all'atmosfera delle varie scene e, nei momenti senza musica, c'era il sottofondo di una ragazza che parlava, come se fosse Greta, e diceva delle frasi, simili a delle filastrocche.Questo spettacolo è stato davvero molto bello, elaborato e interessante, con dei costumi veramente meravigliosi. L'unica pecca è stata che alcune scene si dilungavano troppo e dopo un po' annoiavano

Francesca Di Nicola

Questo spettacolo teatrale si è svolto all'Auditorium Flaiano il 4 luglio 2015 ed è incominciato alle 10,00.Narra di una bambina dolce che si chiama Greta, è molto monella e non riesce mai a stare ferma, però i suoi genitori questo non lo tollerano. Greta, infatti, per il suo modo di fare non è accettata nel suo paese e tutti le dicono di andare al diavolo così ,lei, stufa di sentirselo dire ci va veramente .

Quando arriva dal diavolo, cerca di parlare con lui ma non le risponde fino a che non se la mangia e lei diventa parte del diavolo ed è finalmente felice perchè ha trovato qualcuno che la accetta.......così finisce la storia.Secondo me, questo spettacolo teatrale è stato molto interessante anche se pensavo fosse un po' meno triste ma comunque è stato bello.Per quanto riguarda la protagonista (Greta), secondo me l’attrice è stata molto brava a ballare e a recitare.I costumi sono stati molto curati; ad esempio, all'inizio dello spettacolo, sono entrate due persone che rappresentavano il padre e la madre di Greta ed avevano un solo costume che era composto quindi da 4 buchi per le braccia e da una gigantesca gonna.

Le maschere secondo me erano molto inquietanti e per fortuna la protagonista non l’aveva, altrimenti penso proprio che non l’avrei seguita abbastanza, anche perché nel suo ruolo era importante anche la mimica facciale .Per concludere, quindi, questo spettacolo mi è piaciuto molto anche se non era proprio come lo immaginavo.

Ludovica Lopez Suarez


In molti casi non bisogna dare importanza ai giudizi degli altri perché rischiamo di rovinare noi stessi.L’opera teatrale “Greta la matta”, rappresentata all’Auditoriun Flaiano di Pescara il 4 luglio 2015, narra del periodo adolescenziale pieno di turbolenze. La fantasia nell’uso dei costumi e delle maschere, però, è tale da permettere la visione ad un pubblico di tutte le età.

Le diverse tipologie musicali suscitano nello spettatore paura e gioia; inoltre, riescono a trasmettere le emozioni che prova la protagonista.Nonostante alcuni passaggi siano meno coinvolgenti di altri, lo spettatore riesce a percepire la solitudine di Greta.

Flavia Fabucci,14 anni


DORALINDA E LE MUSE OVINE

FLORIAN METATEATRO


Un giorno qualcuno disse: -su Campo Imperatore vivono le Muse Ovine, esseri magici che hanno il potere di ispirare bellezza. Fu così che Doralinda partì dalla sua Taranta. Cercava le pecorelle e il decoro che nessuno aveva mai osato nemmeno immaginare. Lei era tessitrice e più di ogni altra cosa al mondo amava la bellezza, quella creata con le mani, con l’intreccio dei fili di lana. Quando incontrò le pecorelle dorate il Tempo non fu più lo stesso e il mondo cambiò…Ambientata in Abruzzo questa favola si lega al mito della musa ovina, affascinante pecora immaginaria dal vello ornato dai decori tipici delle coperte tradizionali in lana.

Messa in scena ne Lo Spazio Matta, dalla compagnia teatrale Florian è un teatro d’attore interpretato da Flavia Valoppi, attrice storica del teatro ragazzi che anche questa volta incarna perfettamente tutti i personaggi della storia con memorabile bravura e dedizione, muovendosi sullo spazio scenico con tranquillità e spontaneità ed effettuando con piccole mosse dei cambi di persona.

A Lo Spazio Matta, l’ex mattatoio, come scenografia è stato posto un grande arcolaio che l’attrice ha allargato e contratto in base alla figura da assumere in ogni scena, a parte quello la scenografia era basata prevalentemente su gomitoli di lana e tessuti, inoltre l’attrice aveva a disposizione una scatola con dentro degli ovali di ceramica con le quali ha raffigurato le tappe del suo percorso e che poi sono diventate le riproduzioni delle muse ovine; la scenografia come il costume era molto adeguato all’ambientazione dello spettacolo.

Nella scena in cui viene catturato il mostro, l’attrice lo intrappola avvolgendolo con un filo di lana, questa scena dura troppo e essendo una ripetizione di una sola azione si potrebbe tagliare per non correre il rischio di far annoiare gli spettatori.

Per lo spettacolo è stato illuminato il fondale da due fari blu che affievolendosi e rafforzandosi in base alla drammaticità della narrazione hanno creato un fantastico effetto di suspance che va a contrapporsi con la chiarezza dei fari bianchi puntati nel centro dello spazio scenico che invece hanno dato una luce più chiara e nitida alla rappresentazione.La scenografia, molto particolare e interessante si è fusa ad una recitazione ottima ed ha dato vita ad uno spettacolo divertente e serio che consiglio a un pubblico di grandi e bambini.

Gaia Di Carlo, 12 anni


E’ lo spettacolo che mi è piaciuto di più. Questa rappresentazione teatrale racconta della più brava tessitrice di Taranta che ha l’idea di realizzare tessuti unici e originali con una lana prodotta da pecore speciali del Gran Sasso.
L’idea, però, le viene rubata da un uomo, un affarista senza scrupoli; ma lei non si perde d’animo, si riprende le sue pecore e la sua idea per la quale aveva tanto lottato, donando un futuro a se stessa e alla sua popolazione.
Doralinda è una donna che, spinta dall’amore per la sua terra, invece di partire trova il modo per costruirsi un futuro, anche in un periodo di crisi proprio lì, nei luoghi in cui è nata. La sua forza e la sua costanza la premiano più volte; tanti sono i momenti difficili, ma il suo ottimismo e la sua tenacia la rendono vincitrice.
Attraverso di lei si immaginano i pascoli, le montagne, i sentieri, i colori e i dolci suoni della terra d’Abruzzo.
Con pochi elementi l’attrice riesce a rappresentare i paesaggi e le scene più importanti.
Lei indossa una tunica bianca con sotto un’ampia gonna marrone e uno scialle, che magicamente si modifica per rappresentare una vecchia donna. Gli oggetti che vengono utilizzati nelle scene sono: un gomitolo di lana, una pinza per i panni, stoffe decorate con disegni geometrici, una scatola di latta, ferratine di ceramica e batuffoli di cotone. L’oggetto di scena più importante è l’arcolaio, che a seconda di ciò che rappresenta assume forme diverse.
All’inizio la rappresentazione è caratterizzata da un ritmo musicale lento e tranquillo, per poi diventare più allegro e, a volte, inquietante.
Il genere teatrale è narrativo.
Lo spettacolo di “Doralinda” mi è piaciuto tanto perché l’attrice ha saputo interpretare con grande abilità, semplicità e un po’ di ironia i suoi personaggi, riuscendo a creare ogni volta con pochi elementi la giusta scenografia, trasportandoci con l’immaginazione tra i monti bianchi…di muse ovine.

Giorgia Appignani, 12 anni


Lo spettacolo, tenuto allo spazio Matta, racconta una storia molto legata alla tradizione della transumanza, infatti narra della ricerca attraverso l'Abbruzzo delle Muse Ovine da parte della tessitrice tarantese Doralinda.

La scenografia consiste in un arcolaio ingrandito che durante lo spettacolo si trasforma dapprima in un ragno poi in un bosco e infine in una gabbia, lo spazio scenico è piano senza nessun riarlzo; la luce ha contributo molto a creare una bella scenografia, infatti con giochi di colori riesce a creare vari ambienti. Gli oggetti di scena consistono in svariati gomitoli di lana bianca e in stampi di ceramica a forma di neola (dolce tipico abruzzese), che disposti in fila rappresentano i vari luoghi della trasumanza. Mentre la musica è completamente assente.

La drammaturgia è molto leggera e divertente, la coraggiosa tessitrice è interpretata da Flavia Valoppi che incarna perfettamente questo personaggio, ma essendo un teatro d'attore è riuscita a interpretare al meglio anche gli altri personaggi della storia, compresi quelli maschili.

Il costume invece lascia un po' a desiderare, infatti pur essendo molto bello non si riesce a capire che cosa voglia rappresentare, se una divisa da tessitrice oppure un vestito tipico della regione. L'attrice ha recitato scalza.Lo spettacolo è stato molto appassionante facendo fare un salto indietro nel tempo, in un epoca in cui era molto importante il lavoro a maglia per i piccoli paesi; mi ha colpito soprattutto per la sua morale: Inseguire i propri ideali senza far caso alle critiche degli altri.

Sara Anchini,12 anni

Un giorno qualcuno disse: -Su Campo Imperatore vivono le muse ovine, esseri magici che hanno il potere di ispirare bellezza.Lo spettacolo è stato messo in scena presso lo Spazio Matta, a Pescara, dalla compagnia Florian Metateatro (Pescara).La scenografia era molto bella, perché, essendo formata da oggetti molto strani, questi rendevano lo spettacolo ancora più interessante.I costumi erano anch’essi molto belli, perché adeguati al tempo e al luogo in cui era ambientata la storia.Gli oggetti di scena erano formati da fili e gomitoli di lana bianchi, molto belli.

L’attrice Flavia Valoppi recitava molto bene, incarnando il personaggio.La drammaturgia era molto divertente, specialmente nella scena in cui Flavia Valoppi rappresentava il sindaco.Il genere teatrale è il teatro d’attore. Lo spettacolo è stato molto bello e divertente, solo che la musica era un po’ noiosa. Questo spettacolo è adatto a un pubblico di bambini e adulti.

Andrea Di Carlo 10 anni



Splendidamente interpretato da Flavia Valloppi,lo spettacolo "Doralinda e le muse ovine" parla di una bravissima tessitrice di Taranta (Doralinda) che, per evirare che il popolo di Taranta smettesse di tessere a causa della crisi, si recò a Campo Imperatore per cercare le pecore con il manto decorato da meravigliosi disegni.Lo spettacolo si è svolto allo spazio Matta. Lo spazio scenico era riempito da vari oggetti fra cui vari copriletto, stoffe e tovaglie sparse,un gomitolo di lana bianca,un vassoio di legno,delle sciarpe di lana bianca (che la protagonista usa per trasformarsi prima in sindaco, poi in una vecchietta) e, più importante fra tutti un arcolaio (che viene usato come palco per il sindaco,come foresta o come gabbia per le muse ovine).

Il vestito della protagonista è molto semplice (una maglia marrone con sopra una casacca bianca) ma molto adatto al ruolo che essa interpreta.C'è un perfetto alternarsi di musica e luci nelle varie scene, si passa da quelle che trasmettono gioia fino a quelle che suscitano suspense.Lo spettacolo è stato molto interessante e, soprattutto in alcune scene, anche divertente.

Francesca Di Nicola,12 anni

Gomitoli,fili di lana grezza intrecciati,coperte tessute a mano e un grande arcolaio che si trasforma nel corso dello spettacolo e occupa il centro della scena sono gli oggetti che nello spettacolo “Doralinda e le Muse Ovine” con Flavia Valoppi e la regia di Alessio Tessitore , Flavia Valoppi e Isabella Micati , ci riportano alla antica tradizione delle coperte di lana di Taranta Peligna.

Doralinda, una tessitrice orgogliosa della sua arte, per impedire che il suo paese si spopoli a causa della mancanza di lavoro, propone di andare a cercare a Campo Imperatore le Muse Ovine,pecorelle i cui mantelli hanno decori magnifici. Tra la perplessità del Sindaco e dei suoi compaesani, Doralinda decide di partire. Con coraggio affronta le sue paure e i pericoli , ma la vista delle Muse Ovine la ripaga della sua fatica. Il ritorno al paese con la notizia di aver trovato le magiche Muse è reso amaro dai nuovi valori che circolano nella sua Taranta. “ Quanto costa? Quanto costa?” è la domanda che martella Doralinda e la spinge a tornare dalle sue Muse per salvarle.

L’interpretazione di Flavia Valoppi è stata straordinaria. Sola sulla scena, si è immedesimata nei diversi ruoli con raffinatezza e disinvoltura, dando vita con il suo corpo e la sua voce ai diversi personaggi del paese. I suoi piedi nudi hanno accompagnato con leggerezza lo svolgersi delle scene.La musica ha favorito il coinvolgimento degli spettatori.Le luci soffuse hanno sottolineato l’atmosfera intima dello spettacolo.Mi è piaciuto moltissimo.Tornerei a rivederlo

Deni Scarsi, 12 anni



Doralinda e le muse ovine è una storia coinvolgente, messa in scena da Flavia Valoppi.Lo spettacolo mi è piaciuto e mi ha interessato perché sia la storia che l'attrice erano molto coinvolgenti.I costumi sono semplici ma funzionali, le musiche ben scelte e la scenografia molto curata.Gli oggetti di scena sono molto particolareggiati ma alcuni anche astratti, infatti l'attrice fa uso del cotone per fare le pecorelle.

La cosa più particolare degli oggetti di scena è l'arcolaio, un antico oggetto usato per filare che in scena diventa un ragno, un affarista senza scrupoli, il bosco e un recinto.Questo spettacolo vuole rievocare le antiche tecniche di tessitura abruzzesi.La storia racconta di una giovane tessitrice di Taranta che, non guadagnando più nulla, va alla ricerca delle leggendarie muse ovine, pecorelle dai manti decorati di ghirigori colorati. Tutti si prendono gioco di lei e nella sua avventura incontra anche un affarista senza scrupoli, che cerca di ostacolarla. Ce la farà Doralinda a salvare le pecore e il suo paese?

Marina D'Intinosante, dodici anni,



Con la biblioteca abbiamo fatto un laboratorio per ragazzi sul teatro e in tre giorni abbiamo visto sei spettacoli. Tra questi c’è “Doralinda e le muse ovine”, interpretato da Flavia Valoppi che per me è stato quello più bello. Lo spettacolo si è svolto nello Spazio Matta. Doralinda e le muse ovine è una rappresentazione teatrale che racconta di un paese che è in crisi e Doralinda pensa che la soluzione sia quella di ritrovare un antico mestiere, cioè la tessitura. Lo spettacolo inizia con Doralinda che sta tessendo e indossa una vestaglia bianca con un altro vestito leggero sotto grigio, semplice e comodo. Le musiche mi sono piaciute perché erano adatte a ogni scena dello spettacolo, più o meno ritmate a seconda dello stato d’animo di Doralinda. La scenografia presentava un grande arcolaio che per ogni momento dello spettacolo si trasformava in tante cose tipo un ragno, una gabbia e così via. Gli oggetti di scena erano dei gomitoli di lana, un filo leggero, delle tovaglie , alcune lenzuola, una corda, dei batuffoli di lana e delle neole per indicare i luoghi dove doveva andare Doralinda. Lo spazio scenico dove si è ambientato lo spettacolo mi è piaciuto molto perché le scene si vedevano bene e anche l’ambiente era adatto a quello spettacolo. La cosa che mi è piaciuta di più di Doralinda è stata la scenografia. Questo arcolaio si poteva trasformare in tanti modi ed era molto bello come lei lo usava. Mi è anche piaciuto come l’attrice ha usato degli oggetti come i batuffoli d’ovatta per rappresentare le pecore e anche le “neole” in ceramica che, legate all’arcolaio con fili leggeri, muovendole e facendole toccare l’una all’altra, riproducevano il suono dei campanacci delle mucche al pascolo.

Chiara Marsili 11 anni.



Lo spettacolo teatrale “Doralinda e le muse ovine”, tratto da un racconto di Dario Oggiano e interpretato da Flavia Valoppi, si è tenuto allo spazio Matta di Pescara il 2 luglio 2015, in occasione della manifestazione “Palla al centro”.Doralinda è una tessitrice residente a Taranta che parte alla ricerca delle muse ovine, ossia delle pecore con la lana pregiata. Il suo incontro con gli esseri magici cambierà completamente l’economia della città.Gli oggetti di scena molto originali attraggono subito l’attenzione del pubblico dai più grandi ai più piccoli. Inoltre la sala offre un’accoglienza particolare e lo spettatore si sente immerso nella storia, grazie anche all’accompagnamento musicale che asseconda le emozioni della protagonista. Tutti i personaggi vengono interpretati dall’attrice in modo impeccabile, distinguendo ottimamente tutte le loro sfaccettature.

E' la storia della tessitrice Doralinda in cerca delle muse Ovine, pecore magiche capaci di ispirare bellezza, che lei potrà riportare sui suoi vestiti da vendere al villaggioE' stato molto bello. Anche se la scenografia era minima, riusciva a trasformarsi in qualsiasi cosa.L'attrice è stata molto brava, quando parlava sembrava di essere proprio lì, tra le montagne.Indossava un costume bianco, molto semplice e gradevole.In conclusione, mi è piaciuto tantissimo, non ci si annoiava mai e quando è tutto finito, gli spettatori sono rimasti un po' tristi.

Sergio Barbati



LA LINEA ROSSA

I CIRCONDATI

Da una rappresentazione noiosa per dei bambini che non comprendono a pieno il significato della storia, nasce una rappresentazione affascinante e con una morale profonda e interessante per un pubblico di ragazzi.Messo in scena da “La Compagnia I Circondati” narra la storia di due amici che portano avanti un gioco senza tempo in totale amicizia e rispetto, catapultati poi in un’epoca odierna eseguono una quotidiana routine, fino a quando nel loro rapporto si crea un tilt, i due iniziano a separarsi, a odiarsi, a prevalere l’uno sull’ altro, a causa del progresso che può creare negli uomini una disperata voglia di superare in qualunque campo l’altro.Teatro d’attore muto, è ideato, diretto e interpretato da Diego Carletti e Luciano Menotta, che da soli sul palco interpretano i due amici muovendosi spontaneamente e con tranquillità e incarnandoli alla perfezione.

Uno dei punti deboli della rappresentazione e che nelle scene della routine o del gioco, quelle in cui si ripete per più volte un’azione, si ripetono troppe volte e quindi annoiano molto lo spettatore, invece basterebbero un paio di ripetizioni, per ottenere lo stesso risultato.

Lo spazio scenico, spoglio da qualsiasi scenografia è riempito solo da un comodino, da una sedia e da migliaia di tessere di legno che messe in mano agli attori si trasformano in qualunque oggetto abbiano bisogno.La luce invece riempie tutto lo spazio scenico e affievolita o rafforzata crea scene drammatiche o allegre.

Inoltre a completare le scene ci sono dei piccoli ma molto efficaci accenni di musica, tutte originali di Luciano Menotta; la musica rispecchia e accentua il carattere della scena in cui è inserita, esaltando la suspance e incarnando la tranquillità.

Tutto questo contribuisce a creare un’ambientazione semplice, essenziale, minimalista ma adeguatissima a questa rappresentazione, poiché porterebbe l’osservatore ad apprezzare questa semplicità in contrasto con il tema della rappresentazione: l’evoluzione.
GAIA DI CARLO,12 ANNI



Attori = 2 (due signori)

Personaggi = non definiti

Oggeti di scena = cassetto, tanti mattoncini di legno, luce / TV,, sedia, giornale e lampadina

Costumi: i due attori indossavano tuniche bianche all’inizio e poi si dono cambiati. Il primo attore indossava una camicia con cravatta, pantaloni e scarpe; il secondo indossava camicia, giacca, pantaloni, scarpe. Entrambi si scambiavano un impermeabile.

I due attori hanno recitato benissimo, però ritengo che sia stato uno spettacolo più adatto a un pubblico adulto.

Annateresa Granata



Lo spettacolo “LA LINEA ROSSA” parla di due grandi amici, che in un certo periodo, nel loro rapporto si crea un tilt che li porta in un confine: la linea rossa. Ma dopo un certo periodo riescono ad abbattere questo confine e l’amicizia tra i due protagonisti, Diego Carletti e Luciano Menotta, si ricostruisce e sono di nuovo amici del cuore. L trama di questo spettacolo è molto bella, ma non è adatto l’Auditorium Flaviano per vederlo perché gli oggetti di scena che erano posate per terra non si vedevano bene. In conclusione questo spettacolo non mi è piaciuto così tanto.

Sara Morretti 12 anni



Questo spettacolo è stato molto divertente, anche se la storia non dovrebbe far ridere; parla di due amici che, mentre l'epoca cambia, diventano sempre più diversi. Il mondo, infatti, si trasforma: c'è la guerra, il caos , non si sa più dove andare; ma la loro amicizia andrà avanti, anche se a un certo punto sarà difficile rimanere uniti.
Questo spettacolo si intitola “La linea rossa “ perché è la cosa che li tiene distanti .

Gli attori sono stati molto avvincenti, muovendosi abilmente quindi il teatro danza è stato una buona scelta poiché non parlavano .Non ci sono cose particolari, ma oggetti comuni semplici una sedia, un comodino, un giornale, una lampadina, una televisione e la cosa che mi ha colpito di più sono dei mattoncini di legno, che diventano vari oggetti e in fine diventano una linea che poi servirà per riunirli .I costumi sono normali,vestiti che portano le persone ogni giorno per andare a lavorare .Questo spettacolo in conclusione è stato simpatico e credo che la scena che mi ha colpitosia quella in cui i due attori si abbracciano rompendo la linea che li divide .

12 anni Viola Cicoria, 11 anni





La linea rossa è uno spettacolo di teatro danza che narra di due cari amici in continuo gioco che, arrivando ai nostri giorni, scombussolano i loro ritmi di vita e quindi iniziano a litigare.

I costumi sono semplici e cambiano con il mutare di epoca. La scenografia è composta da una sedia e un comodino mentre gli oggetti di scena come dei piccoli tasselli di legno o un faretto nelle loro mani possono divenire torri o addirittura televisioni. Lo spettacolo è stato realizzato senza l'ausilio delle parole da Diego Garletti e Luciano Menotta.A me lo spettacolo è piaciuto e ha interessato, però non ho gradito il luogo in cui è stato rappresentato poiché il palco dell'Auditorium Flaiano non era il luogo adatto.Bisogna riflettere per capire cosa racconta, poiché non si comprende in un primo momento.

Marina D'Intinosante,12 Anni



Due personaggi sono in competizione, ognuno ha un' idea diversa, allora provano con la guerra ma capiscono che la guerra non serve. Così fanno pace e come segno di amicizia costruiscono una torre con tante tessere di legno , alta più di due metri e la distruggono in un grande abbraccio.Questo spettacolo è del tutto muto, ma tutti si capiscono, gli attori sono molto bravi, avevano vestiti da tutti i giorni, ma poco importava.Mi è davvero piaciuto anche perché è stato divertentissimo.

Sergio Barbati

 

DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO

ART N/VEAU/SOSTA PALMIZI



Un giorno in un tempo lontano, quando dagli alberi nascevano oche o bambini nacquero due bambine identiche e contrarie.La prima nacque, cadde sul terreno, la seconda nell’acqua; la corrente la trascinò via……

Ambientato allo Spazio Matta, la storia narra del viaggio di due sorelle alla ricerca l’una dell’altra. Un cammino verso il proprio desiderio tra incontri misteriosi, esseri strani dai linguaggi sconosciuti, paure da superare e il coraggio da mettere in campo.Il linguaggio dello spettacolo era assai particolare, le due sorelle non comunicavano, si capivano attraverso una vera e propria melodia con il corpo.Non c’era una peculiare scenografia, molto importanti erano degli alberi bianchi che servivano per creare le diverse situazioni.La musica era molto innovativa in quanto c’erano diverse canzoni in altre lingue.I costumi erano semplici; una maglietta e un leggins nero.

Fra gli oggetti di scena ne troviamo uno molto importante : uno strumento musicale inventato da loro stesse, che è servito ad una delle due sorelle per sconfiggere una creatura mandata da una vecchia signora.In conclusione possiamo dire che come spettacolo è stato uno dei nostri preferiti perché ci ha lasciato un sacco di curiosità in quanto la storia era tratta da un libro ancora terminato

Giulia Paolucci Laura Mammarella



Questo spettacolo è stato veramente interessante peccato però che abbiamo assistito solo a un’anteprima. Questo spettacolo è un misto tra i gesti, il canto, la danza e il Giappone, dato che i canti erano di quella lingua. Parla di due sorelle nate da un albero: una caduta sulla terra e un’altra nell’acqua. Loro viaggiano l’una in cerca dell’altra, ma un’antagonista cerca di ostacolare il loro viaggio.Nello spettacolo Cecilia Ventriglia era una bravissima danzatrice e Giulia Zeetti era un ottima cantante. Il genere era teatro danza e video. I costumi erano molto semplici: un leggins nero e una maglia verde scura. La strega, Emanuela Filippelli, indossava un abito bianco. Le luci illuminavano bene la stanza e gli oggetti di scena erano belli e semplici quelli più evidenti erano l’albero bianco e uno strumento musicale inventato. Questo spettacolo in conclusione è stato bellissimo.

Non vedo l’ora di vedere il seguito della storia e di comprare il libro finito.

Sara Morretti 12 anni

Un giorno, da un albero nacquero due bambine identiche e contrarie. La prima cadde sul terreno, la seconda nell’acqua; la corrente la trascinò via…”

Questa è una delle frasi che aprono lo spettacolo teatrale “Dall’altra parte del mondo”, messo in scena dalla compagnia “Art Niveau” e svolto allo Spazio Matta. La storia parla di due gemelle che, separate subito dopo la nascita, si mettono in viaggio e nel loro cammino incontrano luoghi, canti e danze tradizionali di popoli diversi tra loro, fino a quando non si ritrovano, finalmente insieme, faccia a faccia.

La scenografia, molto essenziale e semplice, è formata da alcuni alberi realizzati con tanti fili bianchi. Questi, nel corso dello spettacolo, formano i vari luoghi dove si svolge la scena: come un bosco dove una delle due sorelle incontra la biscia, o il corpo di un’ oca, oppure una spiaggia dove poi si ritrovano le gemelle.Mi è piaciuta questa “ambientazione” perché è anche creativa e versatile. Invece non ho gradito a pieno i costumi che sono “scontati” e privi di originalità: infatti, sono costituiti da canottiere grigie e da leggins dello stesso colore. L’unica cosa che distingue le due attrici è una decorazione aggiunta alle loro acconciature, formata da fili color pesca per una e da fili celesti per l’altra.

Gli oggetti di scena non sono molti e non hanno eccessiva importanza nel corso della storia, sono: due ventagli dei colori delle decorazioni sui capelli delle attrici, usati dall’antagonista, e poi un nastro da ginnastica ritmica che simboleggia la biscia nel bosco.La musica è, all’inizio, solo il canto degli uccelli in sottofondo, ma nell’ultima scena è un canto in una lingua sconosciuta che accompagna una danza eseguita dalle due sorelle.

Tutte e tre le attrici sono molto brave, ma quella che, secondo me, riesce meglio nella parte è la ragazza che interpreta la bambina che cade in acqua: perché si sa muovere meglio nella scena e anche perché sa trasmettere nel modo giusto le emozioni .

Claudia Salvatore, 12 anni

La storia parla di due bambine,Chili e Ana, nate da un albero e cadute una sulla terra e l'altra in acqua,alla ricerca l'una dell'altra. Le due bambine,interpretate da Cecilia Ventriglia e Giulia Zeetti, non comunicano con le parole ma con canti, danze e gesti,che si accentuano mano a mano che le due sorelle si avvicinano. Ma esse sono ostacolate da una strega (Emanuela Filippelli) che cerca in tutti i modi di non farle incontrare.Lo spettacolo si è svolto all'ex Mattatoio, dove lo spazio scenico era riempito da finti alberi bianchi,che servivano per creare le varie ambientazioni, mentre le pareti laterali e il fondale erano ricoperti da un telone nero.

Le due ragazze indossavano un legging nero e una maglietta verde e bianca (non molto originale ma adeguata e comoda, considerati i movimenti che esse dovevano compiere). La strega,invece, indossava un chimono bianco e un cappello con delle orecchie, anch'esso bianco.

Le luci erano di colori freddi (verde,blu...) quando arrivava la strega e di colori caldi (giallo,arancione...) quando le ragazze interagivano fra loro con canti o gesti.La musica era dal vivo,infatti Giulia Zeetti cantava canzoni in una lingua,penso, orientale. Oltre alla musica c'erano anche suoni, come quelli degli uccelli che cinguettano o di un ruscello.

Questo spettacolo è stato davvero meraviglioso,capace di far viaggiare l'immaginazione e di far sognare ad occhi aperti. L'unica cosa che mi è dispiaciuta è stata che lo spettacolo non fosse ancora completo e che quindi sia dovuto finire prima che le due bambine riuscissero a ritrovarsi.

Francesca Di Nicola,12 anni



Questo spettacolo teatrale si è svolto alla Spazio matta , la storia non è ancora completa , quindi è durato pochi minuti (20mn).Narra di due sorelle che, nate da un albero, finiscono la prima sul terreno, la seconda nell'acqua e, per questo motivo, sono così diverse fra loro .

Però, ogni volta che vogliono comunicare, una strega le interrompe, e dice che non è arrivata ancora l'ora di ritrovarsi . Le attrici sono tre, le due sorelle e la strega .La scenografia è rappresentata da un albero da cui sono nate le due sorelle che poi, durante lo spettacolo, viene diviso in varie parti per farlo diventare... un bosco.Gli oggetti di scena presenti sono pochi ma efficaci.Questo spettacolo teatrale, anche se breve, mi è piaciuto molto e sono curiosa di vedere il seguito.

Ludovica Lopez Suarez



L’oggetto di scena,che caratterizza l’intero spettacolo,è un albero bianco creato da Ayumi Makita ed Emiliano Austeri.Principali protagoniste sono due sorelle identiche e contrarie, entrambe cadute da un albero, una sulla terra l’altra invece nell’acqua. La più grande aspirazione che le coinvolge è riuscire ad incontrarsi attraverso un viaggio.All’interno dell’albero abita una strega dal vestito e dal volto bianco. Costei nel vedere le due sorelle tanto desiderose di viaggiare per incontrarsi, comincia a pensare tra sé :”Questo viaggio non può essere privo di ostacoli”! In effetti le due sorelle di ostacoli ne incontrano non pochi, ma riescono a superarli con grande intelligenza e furbizia. Danze e canti meravigliosi.La scenografia è attraente e favorisce la partecipazione dello spettatore alla scena. Mi è dispiaciuto molto che lo spettacolo si sia interrotto alla prima parte, perché l’ho vissuto con grande entusiasmo.

Deni Scarsi, 12 anni



Lo spettacolo racconta del lungo viaggio che affrontano due sorelle per rincontrarsi, però sono ostacolate da una strega o maga wodoo che intrappone vari ostacoli da far superare alle due tenaci sorelle.

La scenografia è molto minimalista infatti comprende un albero che essendo mobile durante lo spettacolo ha potuto creare piccoli e grandi cespugli, boschi e alberi di varie altezze; la luce ha aiutato molto a creare ambienti boschivi, ma è riuscita anche a illuminare a pieno tutta la scenografia. Gli oggetti di scena consistono in uno strano strumento musicale inventato dalla compagnia teatrale, in due ventagli che rappresentano le due sorelle e un nastro che rappresenta una biscia. La musica invece essendo molto lieve e pacata mi è molto piaciuta, dandomi una sensazione di pace e tranquillità.La drammaturgia l'ho trovata molto originale e divertente, le due sorelle Ana e Kili sono state interpretate da Cecilia Ventriglia e Giulia Zeetti, le quali rivestono anche i panni degli ostacoli che queste devono affrontare. Mentre la strega (maga vodoo) è stata interpretata molto egregiamente da Emanuela Filippelli.

I costumi mi hanno colpito molto per i loro colori accesi e per le loro stravaganti forme, mi è piaciuta particolarmente la tunica bianca della strega.Lo spettacolo mi ha entusiasmato, mi ha incuriosito la storia tratta dal libro “Dall'altra parte del mondo”, anche quest’ultimo interessante per la sua struttura

Sara Anchini,12 anni

Un giorno da un albero nacquero due ragazze, una sull'acqua e una sulla terra, che cercano di rincontrarsi in tutti i modi, ma durante il viaggio incontreranno popoli diversi e strani mostri.La scenografia è fatta da un albero di cui ogni pezzo si può togliere e farne qualcos'altroLoro sono vestite un po' da indigene ed i mostri con strani costumi.E' ispirato ad un libro e infatti lo spettacolo non è ancora finito. E' stato bellissimo, peccato che fosse solo una parte.
Sergio Barbati

Lo strano caso di Jekyll e Hyde

Terrateatro

Attori = 3

Personaggi = l’avvocato amico, professor Jekyll e Mr. Hyde

Costumi = usavano svariati vestiti di moda nei primi del Novecento

Oggetti di scena = tazzine, bottiglia di vino, bicchiere e un marchingegno strano

Scenografia: 4 pannelli multiuso.



Lo spettacolo mi è piaciuto molto, è stato il mio preferito. Gli attori hanno recitato in modo eccellente, sono stati molto espressivi. Però sono stati in molti a non aver capito bene la trama

Annateresa Granata



LO STRANO CASO DI JEKYLL E HYDE”

TERRA TEATRO

Questo spettacolo intitolato “LO STRANO CASO DI JEKYLL E HYDE” parla del conflitto tra il bene e il male: ovvero tra il tranquillo, incerto, fragile Jekyll e il crudele e sordido Hyde. Non è stato di mio gradimento perché i protagonisti per entrare in scena hanno impiegato molto tempo. Un’altra cosa che non mi è piaciuta e che i personaggi non sono stati ben illuminati dai riflettori. Per questi motivi lo spettacolo può essere migliorato e farlo sembrare più piacevole.

Sara Morretti 12 anni

E' una storia che parla del dottor Jekyll, uno scienzIato che cerca di dividere il bene e il male e quindi diventa sia Hyde, un crudele assassino, sia Jekyll, un amabile scienziato.Forse per i più piccoli è stato un po' difficile da capire ma era comunque bellissimo: la scenografia era realistica e cambiava spesso, i costumi erano giusti per l'epoca e gli attori molto bravi.Mi è piaciuto e in alcuni attimi ho avuto un po' di paura.

Sergio Barbati

 

L'ISOLA DEGLI UOMINI

STEFANO BAFFETTI


In un piccolissimo spazio completamente bianco viene raccontata una storia, la storia di un pescatore che vive sulle sponde del lago Trasimeno, questo pescatore è una persona normale che litiga con la moglie e scherza con gli amici, ma come quella di molte altre persone normali la sua vita viene sconvolta dalla guerra e dalla caccia all’ebreo e da un giorno all’altro si ritroverà a dover sottostare ai militari tedeschi, a dover rifugiarsi al sicuro durante gli attacchi aerei e a dover convivere sempre di più con la certezza che Dio non esista...

Di e con Stefano Baffetti questo è uno spettacolo fantastico, innanzi tutto grazie alla bravura dell’attore che anche di fronte un’interpretazione complessa anche da guardare ha dimostrato un’ammirabile bravura nell’immedesimarsi perfettamente sia nel pescatore, che poi in Don Ottavio e infine nel generale tedesco.

Lo spazio scenico è formato solo da tre mura ed è riempito solo da una sedia con sopra un libro e una prua di una barca.

Le luci in questo spettacolo hanno un ruolo assolutamente fondamentale, perché insieme al tono di voce e ai gesti dell’attore creano degli effetti di suspance incredibili capaci di far restare a bocca aperta.

Anche la musica è importantissima, anche essendo solo dei frammenti di rumori legati o alla guerra o al movimento dell’acqua, perché contribuisce a dare carattere alle scene, soprattutto quando si tratta di bombardamenti o pur sempre di armi, la musica è assolutamente fondamentale per provare a ricreare il più possibile quelle situazioni.

Tutti questi elementi formano uno spettacolo veramente bellissimo, curato nei minimi dettagli e con una trama avvincente,

GAIA DI CARLO



Io con il lago ci parlo, non va mai via, lo puoi anche dimenticare ma lui è sempre lì...”Questa è una delle frasi con cui inizia lo spettacolo “ L'isola degli uomini “ , che è stato rappresentato all'interno dell'Archivio di stato, presso l'Aurum.La storia tratta della seconda guerra mondiale, quando l'isola maggiore del lago Trasimeno viene divisa i due parti: da una parte i nazisti e dall'altra gli alleati. Tra il 19 e il 20 giugno del 1944 vengono deportati ventisei ebrei che quindici uomini devono traghettare dall'altra parte del lago, dalla parte alleata...La scenografia è minimalista ma c'è tutto il necessario: una sedia su cui vi è posato un libro, e una barca di forma astratta. Questo è tutto il necessario. Questo spettacolo è un teatro d'attore, infatti la storia è interpretata da Stefano Baffetti.Secondo me questo attore è molto bravo, è coinvolgente e ti fa interagire con la storia.La drammaturgia è ben strutturata: si riesce a raccontare una storia drammatica ma facendo anche ridere.I costumi erano molto semplici un pantalone nero e una camicia nera, entrambi scorciati. Questo era il costume per indicare la maggior parte dei personaggi, cioè i pescatori e il prete, Don Ottavio Posta, ad eccezione di uno: un tedesco. Anche questa volta la trasformazione è semplice: pantaloni riportati alle caviglie e camicia abbottonata. La musica ovvero la voce fuoricampo era fondamentale per fare un collegamento con il libro. Lo spettacolo è infatti tratto da un libro di Sauro Scarpocchi, “ Diario di bordo: pagine di vita dal cuore del Trasimeno”Le luci anche erano importanti ad esempio per esprimere le emozioni del personaggio.Questo spettacolo ha riscosso molto successo tra gli spettatori dell'Aurum.A me personalmente questo spettacolo ha interessato perché parlava di argomenti molto seri ma con simpatia.

Marina D'Intinosante, dodici anni



Lo spettacolo, tenuto all'Archivio di stato dell'Aurum, è un monologo interpretato da Stefano Baffetti, che è riuscito sia a far ridere che a far capire a fondo un argomento molto ostico: la Seconda Guerra Mondiale.

La scenografia consiste in una sedia su cui è poggiato un libro e in una ''prua'' di un peschereccio; lo spazio scenico, anche se molto ridotto, è stato sfruttato molto bene in modo che l'attore avesse abbastanza spazio per muoversi facilmente e con agilità. Gli oggetti di scena consistono in un libro, che racconta la storia di Don Ottavio Posta, e in una prua e due remi.La musica mi ha lasciato un po' perplessa; infatti, essa era totalmente assente tranne che per i suoni dei colpi di pistola, i quali, essendo molto, forti mi hanno messo a disagio. Mentre la luce è stata sfruttata molto bene e riempiva quasi tutto lo spazio scenico.

La drammaturgia è scritta bene, ma, a mio avviso, poteva essere leggermente ridotta, visto che in alcuni momenti ci si poteva annoiare.L'attore è riuscito a farsi calzare la parte a pennello e a interpretare tutti i personaggi al meglio, durante un monologo che dura oltre un’ora e mezza.

Il costume di scena è molto semplice: consiste in una camicia e pantaloni neri senza scarpe e non è stato effettuato nessun cambio d'abito. Lo spettacolo mi ha molto entusiasmata, mi ha colpito molto il modo in cui è stato trattato questo tema utilizzando anche dei momenti di comicità, che nello stesso tempo alleggerivano l'argomento ma sottolineavano l'amarezza della guerra. Grazie all'ottima sceneggiatura lo spettacolo, nonostante trattasse di un tema complicato e difficile da far comprendere ai ragazzi, è stato apprezzato anche dai più piccoli.

Sara Anchini,12 anni

Questo è assolutamente lo spettacolo che mi è piaciuto di più. Non servono chissà quale scenografia o effetti speciali, perché lo spettacolo è una storia, basta una persona che te la racconta nel modo giusto come in questo caso.

La storia si svolge sul Lago Trasimeno dove gli alleati mettono in salvo 26 ebrei. La storia sembra un po' banale ma l'attore la recita così bene che sebbene duri piu di un' ora, alla fine sembra che siano trascorsi due minuti.

La scenografia? Una sedia con un libro e una barca improvvisata ma poco importa perchè il mezzo di ogni comunicazione è in assoluto la parola.

L'applauso è durato più dello spettacolo in (non sto scherzando) ed era tutto meritato.

Sergio Barbati


Questo spettacolo, che si è svolto all’Archivio di stato dell’Aurum, inscena la storia di Don Ottavio e degli uomini di Isola Maggiore, nel lago Trasimeno, che affronteranno la seconda guerra mondiale nel tentativo di salvare un gruppo di ebrei destinati alla morte.

In questa rappresentazione teatrale Stefano Baffetti interpreta tutti i vari personaggi, cambiando l'espressione e il tono di voce a seconda del ruolo. Mescolando narrazione, fantasia e testimonianze dirette, Baffetti ricostruisce una vicenda carica di umanità e coraggio. La piccola storia di chi con innocenza e determinazione sfidò la ferocia nazifascista. Un racconto che non è solo memoria del passato, ma esempio e responsabilità per il futuro.

L'attore è stato veramente bravo a esprimere le emozioni e a interpretare tutti i personaggi con la giusta espressione. Lo spettacolo è stato davvero molto coinvolgente, gli effetti sonori sono molto realistici.

Alice Di Sabatino e Alice Ferrari,entrambe di 12 anni








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